mercoledì 10 dicembre 2014

Noi cristiani e l'antico testamento

Noi cristiani abbiamo coscienza che Dio costruisce una storia e che si presenta a noi nel divenire della storia.
Nulla è fermo e congelato nel rapporto fra uomo e Dio, perchè è un rapporto che si snoda lungo il tempo e lungo la storia, e la storia è  per sua stessa natura
un "divenire".


Leggiamo l'Antico Testamento in vari modi, tenendo conto di volta in volta del singolo genere letterario cui ogni libro appartiene, e soprattutto delle condizioni storiche e culturali in cui esso è stato scritto. Ma tutti i Libri li leggiamo considerandoli soprattutto la grande profezia della Salvezza. 

In ogni personaggio biblico noi vediamo sia Dio sia l'uomo nel loro continuo dialogare, nella loro difficile e mutevole dialettica.
Giuseppe, per esempio, è il Cristo che, gettato in fondo a un pozzo (pozzo = sepolcro) e venduto come schiavo (schiavitù = condizione umana mortale) ne esce per diventare il vicerè del grande regno d'Egitto, e per essere, infine, il salvatore della sua gente, dei fratelli che lo hanno tradito (israele - l'umanità).

Così è Giona che rimane per tre giorni e tre notti nel ventre del pesce (pesce = sepolcro) e ne riemerge (risurrezione) per salvare con la sua parola la grande città di Ninive.

Così è Mosè, che conduce il suo popolo attraverso il deserto (deserto = vita terrena e mortale - quaresima) fino alla terra promessa (terra promessa = paradiso e vita eterna ) attraverso il Mar Rosso (mare = morte; rosso = sangue). 

Così è pure Daniele, gettato nella fossa dei leoni (fossa = vita terrena, sepolcro, mortalità; leoni = uomini ostili a Dio). Anche Daniele supera la prova simbolica della morte. 

E  Davide che, piccolo, insospettabile e disarmato, sconfigge il gigantesco campione del male, anch'egli è, per quel primo tratto narrativo la preconizzazione di Gesù salvatore, che sconfigge con una pietra (la sua parola, la croce) il gigante (il "signore di questo mondo").

Noi cristiani non consideriamo la bibbia come un mero codice normativo dal quale estrarre i riferimenti morali o le leggi da attuare. Noi la consideriamo piuttosto la grande narrazione divina che rivela a poco a poco agli uomini il vero volto di Dio, in modo sempre più chiaro e distinto, fino alla piena visione salvifica di Gesù, il Figlio stesso del Padre.
Ciò in attesa di contemplare, alla fine dei tempi, "il volto di Dio così com'è".

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